”L’uomo abita una Terra che in realtà è abitata da altri organismi.

Ma è evidente che se cambiano le temperature, l’aria, la pioggia, il suolo, gli equilibri vengono alterati.

Va tenuto conto che ci sono miliardi di virus in circolazione, che hanno origini diverse

Giuseppe Miserotti, medico e membro di Isde (Associazione medici per l’ambiente).

Siamo tutti in piena crisi da #coronavirus, in uno schizzofrenico alternarsi tra esagerazioni che si contrappongono a banalizzazioni e semplificazioni di un problema che invece e’ molto serio.

Ma pochi ricordano che un rapporto del 2007 l’Organizzazione Mondiale della Sanità avvertiva che le infezioni virali, batteriche o da parassiti sono una delle minacce più consistenti in un Pianeta dove il rischio del cambiamento climatico si fa sempre più grave.

Una minaccia che è diventata realtà proprio nei giorni dell’epidemia coronavirus.

La vera emergenza insomma, non è l’epidemia, ma il riscaldamento globale.

Se non faremo qualcosa per fermarlo il futuro potrebbe presentarci malattie peggiori.

Il sistema in cui siamo, dove l’interdipendenza e la connessione continua forniscono miriadi di opportunità per la diffusione di varie patologie, fa sì che si diffondano geograficamente a una velocità mai verificatasi prima nella storia.

Tra le cause di diffusione l’Oms cita proprio il traffico aereo, che con oltre 2 miliardi di passeggeri permette di spargere un’epidemia in qualsiasi punto del mondo in poche ore.

Qualche esempio?

Alcuni ricercatori in Siberia hanno individuato la presenza di 33 popolazioni virali risalenti a un periodo compreso fra 500 e 15.000 anni fa: questi virus appartengono a 4 generi noti e a 28 generi finora sconosciuti.

Lo scioglimento dei ghiacci, scrivono i ricercatori, “potrebbe portare alla perdita di questi archivi microbici e virali che possono rivelarci molto della storia del clima sulla Terra”.

(Sue Natali, ricercatrice del Woods Hole Research Center, in Massachusetts)

Ma non solo: “nel peggiore dei casi, lo scioglimento dei ghiacci potrebbe liberare patogeni nell’ambiente”.

A completare il preoccupante quadro si aggiungono più di 1,6 milioni di tonnellate di mercurio tossico contenute nel permafrost che, a causa del suo scioglimento, sarebbero destinate a rientrare nella catena alimentare.

Nell’agosto del 2016, nella penisola di Yamal, in Siberia, un ragazzo di 12 anni morì di antrace e una ventina di persone furono ricoverate per lo stesso motivo.

Si pensa che il batterio si celasse nella carcassa di una renna infetta, morta 75 anni fa, e che l’ondata di caldo improvviso che colpì la tundra la scorsa estate abbia sciolto il permafrost in cui l’animale era sepolto, dando al patogeno la possibilità di rianimarsi e contaminare suolo e acque, e di infiltrarsi nella catena alimentare.( BBC Earth)

Nel 2005 la Nasa ha scoperto microbi del Pleistocene, di 32 mila anni fa, nuotare, ancora attivi, in un lago prima di allora ghiacciato, in Alaska.

E si pensa che alcuni funghi, virus e batteri che infettarono Neanderthal e Denisoviani potrebbero un giorno tornare a vedere la luce in queste terre del Nord, dove la temperatura sta salendo tre volte più rapidamente che nel resto del pianeta.

Nel 2017 un team di ricercatori della Nasa ha annunciato di avere scoperto dei microbi databili fino a 50mila anni fa, incastonati in cristalli di selenite nella Grotta dei Cristalli di Naica, nel Messico del Nord.

Gli studiosi americani hanno osservato che i microbi, appena estratti dai cristalli, si sono immediatamente rivitalizzati e hanno iniziato a riprodursi.

Si tratterebbe di una nuova specie non ancora conosciuta, ma i risultati della ricerca statunitense non sono ancora stati pubblicati.

Nella Grotta di Lechuguilla (New Mexico) invece sono stati ritrovati batteri nascosti a più di 300 metri di profondità da 4 milioni di anni.

Nella grotta non vi è mai luce solare ed è così isolata che l’acqua della superficie impiega 10mila anni per raggiungerla.

Ciononostante i microbi ritrovati si sono dimostrati resistenti a 17 differenti tipi di antibiotici, compresi quelli definiti “da cassaforte”.

In particolare uno, il Paenibacillus sp. LC231 è resistente al 70 per cento degli antibiotici esistenti ed è in grado di annullare completamente l’effetto di molti di questi.

Ma il pericolo riguarda anche specie animali.

Perche’  la distribuzione e l’interazione fra le specie, le strategie riproduttive, le abitudini alimentari e anche la salute a causa del global warming stanno subendo mutazioni troppo rapide .

“La perdita di ghiaccio marino sta portando la fauna marina a cercare nuove aree di foraggiamento e rimuove un’importante barriera fisica”, spiega Tracey Goldstein, dell’University of California a Davis, coautrice della ricerca.

“Si aprono così nuovi percorsi, e mentre gli animali si muovono, vengono a contatto con altre specie e hanno la possibilità di introdurre nuove malattie infettive, con impatti potenzialmente devastanti”.

Cosi capita che 1 virus letale che aveva fatto strage di foche nell’Atlantico è stato individuato fra i mammiferi marini del Pacifico settentrionale. Già identificato nel 1988, nel 2002 il virus del cimurro delle foche ha causato la morte di circa 20.000 esemplari di foca comune (Phoca vitulina vitulina) nell’Atlantico.

Due anni dopo, lo stesso virus ha colpito le lontre di mare (Enhydra lutris kenyoni) in Alaska e i ricercatori si sono chiesti come avesse fatto il virus ad arrivare nel Pacifico.

Grazie alle immagini satellitari che riportavano l’estensione della banchisa artica, è apparso evidente che i picchi di contagio coincidevano con l’apertura di rotte d’acqua dovuta alla riduzione dei ghiacci dell’Oceano Artico.

insomma quello che stiamo vivendo in queste ore in tutto il globo con il Coronavirus ( che tutto sommato e’ un patogeno abbastanza innocuo) rischia di essere solo un assaggio di quanto puo avvenire a breve se non fermeremo questa assurda e incosciente corsa verso un limite climatico mai valicato da quando i sapiens sono apparsi 20.000 anni fa su Gea.

RB


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